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La statua di sale

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*

 

Il fiume scorreva in vortici attorno a loro,

mentre sedevano l’uno accanto all’altro

nella notte blu e fonda.

Una a una apparvero delle grandi stelle.

 

Jim era perfettamente contento,

la solitudine non si agitava più

nella profondità del suo stomaco,

affilata come un coltello.

 

Pensava sempre all’infelicità

come alla “nausea del catrame”.

Quando le strade d’asfalto si scioglievano,

d’estate,

lui masticava il catrame e si sentiva male.

In qualche oscuro modo

aveva sempre associato la “nausea del catrame”

con l’essere solo. Ora non più.

 

Bob si tolse le scarpe e i calzini

e lasciò che il fiume gli raffreddasse i piedi.

Jim fece la stessa cosa.

 

*

 

I giorni volavano alla svelta,

e Jim amava vivere senza un obiettivo.

Era felice di alzarsi la mattina;

era felice di andare a letto la sera

con il pensiero di un nuovo giorno

da aspettare.

 

Sapeva che la sua vita era senza scopo,

e non avrebbe potuto essere più contento.

 

 

[ Le due poesie qui proposte sono un libero adattamento in versi della scrittura in prosa tratta da La statua di sale, Gore Vidal, Fazi Editore, traduzione di Alessandra Osti, pagine 52 e 120 ]

 

 

 Roberto Maggiani - 20/09/2021 11:22:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Caro L’Arbaléte, che dire, il tuo entusiasmo ci entusiasma e ci dà linfa; ci fa piacere che tu abbia notato questo nostro tentativo di trarre versi dalla prosa, pensiamo infatti che i buoni autori, in verità, scrivano poesia in forma di prosa. Questo tentativo che stiamo facendo è una sorta di protesta silente verso tutta la poesia pubblicata in sfilze di libri ma che non ci risuona per niente come poesia e anzi ci annoia. Allora meglio rivolgersi altrove. Ebbene chi ne è l’artefice: la redazione nella sua unità propositiva. Un abbraccio.
Grazie anche ad Alberto per il suo bel commento. Un caro saluto.

 L’Arbaléte - 19/09/2021 21:33:00 [ leggi altri commenti di L’Arbaléte » ]

Complimenti, m’entusiasmo tutte le volte che mi trovo al cospetto di così riuscite prove di “poemantica” esercitata sulle pagine di un romanzo. (Quando poi, deluso, magari scopro che non si tratta solo di nuova impaginazione con degli indovinati “a capo”.
Ma non è certo questo il caso: qui c’è poemantica d’ascolto e non soltanto all’occhio…).

Chi il sensibile? L’incognito redazionale? Modestia fuor di luogo?
Me ne resta la curiosità.

La mia lettura della Statua di Sale di Vidal l’interruppi venti anni fa, dopo le prime pagine, distoltone da un amico sapiente che mi regalò una prima edizione dell’Ernesto di Saba (quella allora disponibile, censurata), per poi iniziarmi alle segrete maree di Julien Green.

Del romanzo di Vidal ricordo poco o nulla delle poche pagine lette allora, quasi nemmeno un’impressione.
Eppure so, da allora, che si tratta di un conto in sospeso.
Finora ho letto sempre da cima a fondo, magari in ritardo rispetto alla data, al periodo, all’epoca dell’acquisto, i libri che via via arricchivano le mie perdute bibliotechine…
Questo titolo farò in modo di recuperarlo!
Anche perché mi piacciono tanto i letterati figli di papà, e pure quelli benestanti.
Com’era il Conte Giacomo Leopardi.
Com’era, per fare giusto un altro esempio parabolico, transalpino, Marcel Proust…

Al solito, anche questo mio commentino si è imbarcato sotto il peso di divagazioni finite fuori luogo…
Segno però che il testo proposto dalla Redazione mi è piaciuto, tanto da prendermi per mano a smarrirmi in confidenze non richieste.
Ma, ovviamente, non si tratta di critica letteraria, ma di puro piacere illetterato, di scoperta.

Grazie!

 alberto nicola giulini - 16/09/2021 15:24:00 [ leggi altri commenti di alberto nicola giulini » ]

Si capisce molto bene che Vidal era un ricco intellettuale piuttosto cinicuzzo che tuttavia sapeva scrivere bene. In ogni caso, il mondo poetico di un autore non ci guadagna quasi mai dalla ricchezza economica come dall’inficiamento sociopolitico nelle cosiddette alte sfere. Dall’intromissione politica e per es. dalla guerra all’usura giudaico-massonica - ci ha tuttavia guadagnato infine, per es. la poetica di Ezra Pound o di Céline...ma sono stati casi ’anarchici’ più unici che rari d’una cultura e perizia extraumana. Per quanto riguarda invece Vidal, i suoi ’vizi’ erano per altro quelli legati all’ambiente della moda e della vanità estetizzante, dunque tali estratti poetici risultano un po’ ’sartoriali’ appunto. Ma validi comunque, anche perché dimostrano che ai tempi di Vidal ci poteva essere una libertà ed un’apertura mentale che oggi tutti si possono scordare, transgender o meno...

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